Stallo in politica agricola
La crisi del clima e della biodiversità richiede unʼazione rapida e coraggiosa. La politica si disinteressa però degli enormi problemi ambientali dellʼagricoltura. Eccessiva fertilizzazione, pesticidi pericolosi per lʼambiente e la salute umana, calo della biodiversità: il modo in cui lʼagricoltura intensiva sfrutta il suolo e lʼacqua in Svizzera è insostenible.
«Una mini-riforma avvilente, non adatta a risolvere i seri problemi ambientali dellʼagricoltura»
Alla luce della crisi della biodiversità e del clima, continuare come fatto finora non è unʼopzione praticabile. Lo ha riconosciuto anche il ministro dellʼAgricoltura Guy Parmelin, che con la nuova Politica agricola 22+ nellʼinverno del 2020 ha presentato in Parlamento una buona riforma. Non ha però tenuto conto della furbizia da agricoltori dellʼUnione dei Contadini, che ha poi affondato lo scomodo progetto di legge tramite un accordo con Economiesuisse: lʼUnione dei contadini ha contribuito a sconfiggere lʼiniziativa sulla responsabilità delle imprese alle urne, e in cambio la comunità imprenditoriale si è adoperata per la lobby agricola per rispedire al mittente la riforma agraria.
Una riforma sdentata
Sono passati due anni prima che in Parlamento arrivasse una nuova proposta. Questa volta però il Consiglio federale ha preso la precauzione di togliere tutti i denti al progetto di legge: una mini-riforma avvilente, non adatta a risolvere i seri problemi ambientali dellʼagricoltura. Ad esempio, non contiene obiettivi né misure climatiche giuridicamente sancite per lʼagricoltura e lʼindustria alimentare, nessun inasprimento sullo spargimento dei liquami, nessun obbligo di rispettare la capacità di carico degli ecosistemi e nemmeno sostegni finanziari per le aziende agricole che desiderano avvalersi di una consulenza sugli interventi per la biodiversità. Ad oggi non è stato raggiunto nessuno dei 13 obiettivi ambientali in agricoltura; con questa riforma, passata in Parlamento praticamente senza emendamenti, nel lungo periodo non cambierà nulla. Nella politica agricola regna una situazione di stallo per gli anni a venire. La prossima revisione non è prevista prima del 2030
Non cʼè cibo senza natura
Unico barlume di speranza: come controproposta informale alle iniziative sui pesticidi respinte alle urne nel giugno 2021, il Parlamento ha varato dei percorsi di riduzione dei rischi legati a pesticidi e nutrienti. I rischi derivanti dai pesticidi andranno ridotti del 50% entro il 2027 e il rilascio delle sostanze nutritive nellʼambiente dovrà diminuire del 15%. Un primo passo, giacché in realtà per garantire la sostenibilità dei nostri ecosistemi sarebbe necessaria una riduzione dellʼazoto pari al 40%. Tuttavia, in Parlamento la lobby agricola combatte anche questi timidi passi verso una produzione più sostenibile: ad esempio, lʼaumento da circa lʼ1 al 3,5% della superficie destinata alla biodiversità nei terreni coltivabili, interventi di particolare importanza per ridurre lʼuso dei pesticidi. Tali aree di sostegno alla biodiversità nei seminativi sono infatti essenziali per gli insetti utili, che riducono la suscettibilità ai parassiti e promuovono lʼimpollinazione.
La conservazione della biodiversità garantisce lʼapprovvigionamento di alimenti sani ed è di importanza esistenziale per la produzione agricola. Gli habitat ricchi di specie sono più produttivi e resistenti rispetto a quelli poveri, e si adattano meglio e più rapidamente ai cambiamenti climatici.
Meno carne, più verdure
Il compito della politica sarebbe rafforzare la resilienza e lʼadattabilità del settore agricolo alla crisi climatica, sostenendo agricoltori e consumatori nei rispettivi cambiamenti. La direzione da prendere è quella di una produzione e di unʼalimentazione meno basata sulla carne e più sui vegetali. Va tutelata la vera base della produzione alimentare: la natura. Eccessiva fertilizzazione, pesticidi pericolosi per lʼambiente e la salute umana, calo della biodiversità: la politica deve finalmente assumersi le proprie responsabilità.